Da giorni non si parla che di fase 2, riaperture e quant'altro.
Mi chiedo quali soluzioni si potranno adottare, quali saranno le norme e le regole.
Tutti ci chiediamo come sarà tornare a lavoro e alla socialità.
Non solo che impatto avrà su di noi a livello emotivo e psicologico, ma proprio quale saranno le modalità di ritorno più o meno normali al contatto con il "pubblico".
Tanti pseudo esperti stanno fantasticando scenari più o meno plausibili, molti giornalisti muovono ipotesi su aperture scaglionate, orari ridotti, ampliamento della settimana lavorativa da 5 a 7 giorni.
Al momento però nulla di concreto.
L'unica certezza è che qualcosa si muoverà e si smuoverà.
Cosa e come nessuno lo sa ancora.
Per noi sarà sicuramente traumatico e arduo.
Sarà un allentamento graduale, molto cauto.
Nuove norme e nuove regole da seguire.
Cambierà ancora la nostra quotidianità, a distanza di 60 giorni, di nuovo.
Cambierà perchè all'inizio del lockdown eravamo smarriti, impauriti e titubanti, ma avevamo solo un singolo pensiero e cioè quello di dover restare a casa.
E la casa era anche il nostro rifugio.
Ci sentivamo sicuri e anche a nostro agio.
Tutto sommato non abbiamo avuto difficoltà ad adattarci ad un ambiente, quello casalingo, che conoscevamo già bene.
Ma in questa prossima fase 2 sarà molto più difficile.
Non avremo punti di riferimento, non avremo un rifugio sicuro.
Ci sentiremo di certo spauriti e forse anche fuori luogo.
Avremo voglia, ed anche tanta, di riprendere rapporti umani al di fuori di casa,
ma inevitabilmente saremo condizionati da quanto vissuto sino ad oggi ed anche dal timore, ovviamente.
Un timore che troppo spesso non sarà razionale o razionalizzabile.
L'autobus sarà un possibile strumento di contagio, il luogo di lavoro sarà un posto dove ci sentiremo esposti al virus, anche prenderci il caffè da una tazzina in ceramica ci scatenerà qualche ansia da pandemia.
Ci saranno psicosi collettive, diffidenza e anche paranoie di troppo.
Ci saranno sicuramente i soliti faciloni che prenderanno tutto sotto gamba e torneranno a beffarsi del virus, come se loro fossero immuni ed esenti dal contagio.
Ci sentiremo come pesci fuor d'acqua in un habitat che non è il nostro e che non sentiamo appartenerci.
Realizzeremo davvero quanto questo virus ci ha cambiati.
Quanto ha cambiato la realtà che conoscevamo prima e quanta strada dovremo percorrere prima di riacquistare piena sicurezza.
Progressivamente dovremmo fare affidamento al buonsenso per ricostruire la fiducia e dimenticare questo trauma.
Gradualmente dovremo prendere iniziativa e sconfiggere la diffidenza.
Sarà un passaggio critico, cruciale.
Riscriveremo la nostra quotidianità, la nostra socialità.
E solo così, con il tempo, la pazienza ed un esercizio mentale quotidiano, potremo riappropriarci delle nostre vite.
Il rispetto prima di tutto, #restiamoacasa.
RESTIAMO UNITI.
F.
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