Oggi dalla Storia abbiamo ricevuto un monito.
Questo monito per tutte le donne e gli uomini, in Italia ma non solo, è la liberazione.
Liberazione dall'invasore tedesco ma anche da quel movimento fascista tanto mitizzato e osannato da certi personaggi in giro tutt'oggi in Italia.
Il monito è forte e riecheggia.
Riecheggia oggi ma deve riecheggiare ogni giorno.
Perchè non si può dimenticare, non si deve ignorare.
Migliaia di persone, uomini e donne, si sono sacrificate per un ideale, per la patria, per riappropriarsi di una Paese in mano ai nazifascisti. Secondo lo storico giornalista italiano Gianni Oliva sarebbero circa 223.639 partigiani combattenti (di cui 35.000 donne) e di 122.518 collaboratori accreditati come patrioti (I vinti e i liberati: 8 settembre 1943-25 aprile 1945 : storia di due anni,Mondadori, 1994, p. 362).
Cittadini comuni che decidono di lasciare le proprie case, le proprie famiglia, imbracciare le armi e darsi alla clandestinità.
20 mesi che hanno cambiato il volto della nostra nazione, dando alla luce la Repubblica Italiana.
Dal settembre 1943 ad aprile 1945 un sottile filo che univa comuni cittadini e partigiani.
La popolazione civile copriva i combattenti, supportandoli, dando loro rifugio, coprendoli, dando loro la possibilità di muoversi abilmente lungo il territorio locale, che ben conoscevano, tra montagne, colline, passaggi sterrati e valichi.
Si spostavano per aggirare il nemico, per colpirlo al fianco e scappare.
Per fiaccarlo, stremarlo.
Non erano un esercito regolare, ben organizzato, ma gruppi di combattenti che si muovevano nell'ombra.
Sono stati parte fondamentale della liberazione d'Italia, senza di loro, probabilmente il massiccio esercito alleato non sarebbe riuscito nell'impresa.
Tanto si è scritto e si è detto, storiografi e penne d'eccellenza, pertanto qui io non posso aggiungere nulla di più alla Storia ed alla memoria della Resistenza Italiana.
Voglio solo sottolineare l'eroismo, la perseveranza, la dedizione ed il sacrificio di questi uomini e donne comuni. Penso a loro con grande ammirazione e con esempio concreto anche adesso, non solo quando avevo 14 anni e alcuni ideali ci sembrano vibrare dentro saldamente.
Ma ancora oggi, ormai adulto, guardo la Resistenza Italiana con un romantica venerazione. La venerazione di persone comuni che diventano eroi, non per denaro, non per fama, ma per un radicato ideale.
Il romanticismo della lotta per la libertà e l'autodeterminazione, che per noi oggi sembra solo una frase da libro di Storia, da episodi tanto remoti dal nostro tempo.
Mi piacerebbe seguissimo le orme di partigiani e combattenti della libertà partendo da questa romantica venerazione.
Ci caliamo nel ruolo di difensori di principi e popoli, con il petto tronfio di orgoglio, ma solo rimanendo dietro ad una tastiera, ad un monitor.
Siamo tanto propensi a postare inni e slogan sui social, quanto restii a muovere i piedi e scendere per strada a manifestare, a protestare.
Facciamo correre veloci altisonanti parole fuori dalla nostra bocca, ma siamo così lenti nell'agire, nel passare alla concretezza.
Millantiamo troppo spesso sani principi e altisonanti ideali, ma sempre fino a che non dobbiamo sacrificare un pezzettino dei nostri agi o dobbiamo scomodarci dai nostri divani.
Forse è questa la condanna dei nostri agi. Invece i partigiani ci hanno insegnato che quando si crede in determinati valori, e questi sono saldi, solidi e imprescindibili, allora dobbiamo essere pronti anche a morire per essi.
Ad
Ogni
Costo.
Il rispetto prima di tutto, #restiamoacasa.
RESTIAMO UNITI.
F.
Le coscienze addormentate!
Il capitalismo, il denaro e il potere, L'Io assoluto la fanno da padroni.
E come ci insegna qualcuno per uscire da questa tragedia bisogna passare dall'io a Dio, dal se al si , dalla lamentela alla gioia di mettersi al servizio di tutti.