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Giorno 51 - Se non oggi, quando?

Aggiornamento: 2 mag 2020

La data della Festa dei lavoratori prende spunto da un episodio avvenuto nel 1886 a Chicago dove il 1 maggio fu indotto uno sciopero generale dei lavoratori che chiedevano migliori condizioni di lavoro e soprattutto una riduzione dell'orario lavorativo.

La manifestazione durò 3 giorni ed ebbe il culmine poi il 4 maggio con un vero e proprio scontro fra lavoratori e forze dell'ordine in cui morirono 11 persone tra polizia e lavoratori durante la rivolta di Haymarket (Square).

Questo è il motivo per cui si è scelto in tutto il mondo di celebrare la festa dei lavoratori in questa data.

Sicuramente molti di noi oggi hanno avuto l'occasione di rimanere a casa e riappropriarsi del diritto di non lavorare e festeggiare il 1 Maggio grazie a questa pandemia.

Ma questa festa è smorzata dall'immane crisi causata dal lockdown per il Covid19.

Una crisi che è tutt'ora in corso, forse è appena cominciata, e i postumi sicuramente si vedranno per ulteriori 6 mesi almeno.

Allora qualche domanda sorge spontanea.

Che ne sarà del mercato del lavoro?

Ci sarà una corsa al ribasso speculando ancora una volta sulla pelle dei più deboli?

Probabilmente al momento nessuno ha risposte in merito, né in Italia né in Europa.

Sono stati fatti i primi passi per mettere in atto ammortizzatori sociali e sussidi ai lavoratori, considerando i primi provvedimenti del Governo con il decreto Cura Italia e di Liquidità.

Ma forse non è abbastanza.

I 600 euro per le partite iva possono essere un aiuto, ma di certo per coloro che hanno solo quello come reddito, non è sufficiente.

I 25000 euro di prestiti per le PMI con garanzia da parte dello Stato sono sicuramente un sostegno, però non è semplice per le piccole imprese, che sopravvivono a stento, dover indebitarsi per andare avanti e pagare anche gli interessi su questi importi.

E poi ci sono i lavoratori in cassa integrazione.

Ora prendono l'80% circa del loro stipendio, ma fino a quando?

Ci sarà una proroga annunciata fino al 31 luglio si, ma dopo?

I licenziamenti sono bloccati, per ora, ma tra qualche mese cosa accadrà?

Incertezza.

Solo tanta incertezza.

Sappiamo che il momento storico non è facile, non è semplice, ma sappiamo anche che l'Italia ed il suo labile equilibrio economico si fonda sulle piccole e medie imprese.

Pertanto oggi non celebriamo eventi storici, o conquiste appartenenti ad anni addietro, seppur ne beneficiamo ancora.

Oggi uniamoci in un grido comune.

Un grido che possa essere avvertito chiaramente dai piani alti.

Non c'è nulla da festeggiare, nulla da celebrare.

Ci sarebbe da scrivere un ‘Manifesto del Lavoro ai tempi del Covid’. Ci sarebbe la necessità di riscrivere le regole del mercato, non più libero e scevro da qualsivoglia valore, limite o regola, ma subordinato ai diritti dei lavoratori e dell'ambiente.

Allora prendiamo "oggi" come punto di partenza per avanzare delle richieste lecite, razionali, perfino tutelate dalla nostra costituzione.

Pretendiamo che le aziende non ci trattino solo come numeri.

Pretendiamo che l'imperversante individualismo in cui siamo caduti venga trasformato in costruttivo comunitarismo.

Pretendiamo che questa chimera della crescita infinita venga soppiantata da stabilità armoniosa.

Pretendiamo che l'acerrima competizione, indetta tacitamente dal sistema, sia convertita in cooperazione e partecipazione aziendale.

Pretendiamo soprattutto che i nostri diritti vengano rispettati e tutelati.

Se non oggi, quando?


Il rispetto prima di tutto, #restiamoacasa.

RESTIAMO UNITI.

F.

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