Oggi non è la festa della donna.
Oggi deve essere un giorno di lotta e rivendicazione dei diritti.
Facciamo un semplice esercizio intellettuale e proviamo a calarci nei panni di una donna, di una ragazza o di una madre nella nostra società.
Da quando sono diventato padre di una meravigliosa bambina, ho iniziato a riflettere sulle immagini e sul ruolo che la nostra società vuol relegare alla donna.
Com'è dura essere ragazza.
Anche solo camminare la sera, mentre ritorni a casa, con la paura di avere incontri o apprezzamenti inopportuni.
Catcalling, stupri, parole sessiste e misogine.
Qualcosa che non possiamo capire.
Essere poco considerata sul lavoro, essere discriminata per l'aspetto fisico o le proprie scelte sessuali.
Dov'è il welfare aziendale per loro?
Com'è dura essere donna.
Ingabbiata in stereotipi maschilisti di epoche passate, i latini recitavano "pater patrimonio mater matrimonio".
Come la brava moglie, colei che sistema casa e prepara il pranzo, la persona che rinuncia alla carriera per la "casa".
Oppure la donna che deve rimanere in secondo piano, alle spalle di un uomo senza avere ambizioni alcune.
La donna non può dichiarare i propri piaceri sessuali altrimenti viene additata come una T---A.
Perché una donna non è libera di abortire senza essere giudicata?
Com'è dura essere madre.
Quando la società ti appesantisce con ogni onere familiare e dei figli, come se la famiglia fosse solo la mamma.
Perché la mamma non può lamentarsi, non può disperarsi, non può nemmeno dire quanto dura sia la gravidanza oppure quanto sia duro crescere figli piccoli.
La donna madre non ha nemmeno il diritto di piangere senza essere etichettata come madre di merda.
La donna non può permettersi di avere nemmeno un kg di troppo sul suo fisico, oppure avere un po' di cellulite.
La donna non può nemmeno permettersi di NON radersi, non può decidere nemmeno del proprio corpo.
Invece di rileghare tutto in categorie e schemi machisti e maschilisti, dovremmo pensare ad alzarci e essere noi stessi il cambiamento.
Al di là di ogni retorica, al di là di ogni bella parola spesa sui social o in televisione.
Perché se alle parole non seguono i fatti, rimarremo sempre rinchiusi in queste costrizioni.
Allora agiamo oggi, nel nostro piccolo, nella nostra quotidianità, nella nostra realtà, nelle nostre famiglie.
Io insegnerò a mia figlia a ribellarsi, lottare e urlare, ad autodeterminarsi e non abbassare mai la testa con la speranza di piantare un seme che possa sbocciare.
L'8 marzo facciamo in modo che non sia una festa di mimose e cenette.
Cerchiamo di fare un passo in avanti e convogliare delle riflessioni profonde.
Celebriamo le conquiste che le donne hanno ottenuto nel passato e combattiamo le disuguaglianze, le discriminazioni e le violenze di genere di oggi.
Per favore, oggi 8 marzo, non cadiamo nel banale.
Non portiamo le mimose alle donne, semplicemente portiamo loro RISPETTO SEMPRE.
f. <3

Grazie a nome di tutte le donne, quelle che ti leggeranno e quelle che non avranno questa fortuna. Auguri a tutte di incontrare sempre uomini rispettosi e apprezzanti l'universo femminile