Troppo spesso spendiamo i nostri soldi senza farci domande sull’atto che andiamo a compiere.
Spendere del denaro è come spendere parte del nostro tempo, considerando il sillogismo lavoro/tempo.
Quando compriamo qualcosa, intendo qualsiasi cosa, stiamo supportando una determinata azienda.
Fattivamente, con i nostri soldi, diventiamo parte del fatturato della
tal azienda.
Contribuiamo a accrescere i profitti di x o y azienda.
A tutti gli effetti diventiamo “contribuenti” di x o y azienda.
Allora mi chiedo!
Siamo noi davvero pronti a sostenere tal azienda?
Per fare un parallelismo sociale è come se noi divenissimo cittadini/contribuenti di uno Stato che fagocita, sfrutta, impoverisce, muove guerre ai Paesi limitrofi o che competono con lui.
Diamo il nostro tempo a chi tempo, a furia di sfruttare per prosperare, lo sta togliendo a noi ed ai nostri figli.
Abbiamo idea di quale potere abbiamo nelle nostre mani quando spendiamo i nostri soldi?
Non voglio fare il moralista, ma solo far riflettere e meditare su come anche un semplice gesto quotidiano che compiamo, come acquistare cibo, carburante, t shirt, libri, musica, elettronica ecc, ha una ripercussione sul Pianeta che tutti condividiamo.
Il capitalismo e questo “modello economico-sociale” ha fallito.
Ha depauperato intere regioni del Mondo, ha sfruttato risorse, lavoratori, ha creato un nuovo schiavismo, ha creato un disequilibrio esponenziale tra Paesi, ha portato allo scioglimento dei Ghiacciai e all’innalzamento dei mari, ha deforestato, inquinato e depresso zone rurali del Globo.
Non abbiamo più tempo.
Ma c’è sempre tempo per fare la scelta giusta.
Ps: Non credo che il peso di una “rivoluzione” verde e più consapevole debba gravare sul singolo cittadino più che sugli Stati e Governi Centrali e gli Ultra Ricchi le cui scelte e consumi hanno un peso specifico ben maggiore e più gravoso.
Ma sono convinto che le singole scelte, come gocce in un oceano possano creare una marea, un movimento, un trend.
Io condivido il tuo pensiero, ma non completamente perché parto da un 'altra prospettiva forse meno globale e meno orientata al disastro ambientale ma più accentrata e preoccupata per le piccole e medie aziende, che si trovano in difficoltà per le nostre mutate, illogiche e pigre abitudini di acquisto.
La sempre più diffusa abitudine a comperare online, nelle grandi catene alimentari, disdegnando i piccoli negozi dove ancora trovi oltre ai sorrisi, alle relazioni improntate all'empatia, alla simpatia, alla battuta scherzosa, alla confidenzialità i prodotti nazionali, locali, genuini e buonissimi.
Poi penso che forse questa umanità ha paura proprio delle "relazioni",si chiude in una individualità che rasenta la misantropia e la fobia sociale e ricorre all'unico modo di evitare rapporti: l…