Oggi pensavo al modello di società in cui abbiamo vissuto fino a pochi giorni fa.
Una società che abbiamo rappresentato ma che spero vivamente cambieremo dopo questa pandemia.
Seppelliremo le vecchie logiche e faremo spazio all'essenziale.
Si proprio in contrapposizione a questo c'è il superficiale.
La parola deriva dal latino tardo superficiāle(m), in riferimento proprio alla superficie.
Relativo, cioè, alla profondità, a qualcosa che non è in fondo, ma è appunto nella parte più esterna, in superficie.
Superificiale viene riferito, in senso limitativo, a qualcuno o qualcosa che non ha capacità di approfondimento.
Un sistema basato sull'esteriorità, sul benessere materiale e sull'edonismo.
Non si approfondiscono bene gli argomenti ma basta leggere velocemente poche righe di un post.
Non si entra troppo in confidenza con le persone, non ci sono veri amici, ma soltanto persone con cui passare quel poco tempo che la corsa lavorativa ci lascia liberi tra una cena, un aperitivo e una serata a ballare.
Non si scelgono i vestiti per qualità oppure per durabilità, ma piuttosto per convenienza e moda, alimentando così il modello fast fashion che uccide il pianeta, consuma i lavoratori e le risorse.
Come ha definito bene il sociologo polacco Bauman “una società liquida”, dove l'estremo individualismo ha preso il sopravvento sulla comunità, dove l'apparire ha un maggiore peso specifico dell'essere.
Una società minata dall'interno e sradicata della sua essenza, dove l'azione del singolo si riduce semplicemente al consumo.
Il passaggio da homo sapiens a homo consumens è stato cosi ineluttabile che in solo 70 anni, se pensiamo alla società post II guerra mondiale, abbiamo non solo orridamente depauperato il nostro pianeta, ma anche controvertito ogni valore sociale.
Non sono un sociologo nè un politico, nè un giornalista, ma semplicemente mi lascio trasportare da quella sensazione di instabilità, precarietà e insicurezza che aleggia su questo periodo storico e in ognuno di noi.
Sensazioni e sentimenti comuni scaturiti da una società iper consumistica, all'interno della quale tutto diventa obsoleto non appena uno lo possiede, dove la competizione del singolo prevarica la comunità, dove la carriera viene prima della famiglia, dove il successo di un individuo si valuta dal suo estratto conto.
Insomma per dirla alla Bauman "Dove l'incertezza è l'unica certezza".
Non siamo essere superficiali, ma semplicemente travolti dal turbinio di questa società che è essenzialmente superificiale.
Ma oggi più di ieri, questa pandemia è la propulsione per uscirne e porre nuove basi.
Non disperiamo
Il rispetto prima di tutto, #restiamoacasa.
RESTIAMO UNITI.
F.
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