top of page
  • Immagine del redattorefahbro

Testimoni - part2

Oggi ricorre l’anniversario del G8 di Genova.

19-20-21 Luglio 2001

2001-2023.

Da Genova sono saliti alla ribalta i grandi temi tutt’ora attuali, seppur tristemente ancora irrisolti.

Redistribuzione della Ricchezza, Diritti Universali LGBTQ+ (seppur questo acronimo non fosse ancora sorto), Multiculturalismo, Salario Minimo, Diritto all’emigrazione, Diritti dei lavoratori , rispetto verso il Pianeta e le sue risorse, Tassazione delle Multinazionali.

Stiamo ancora parlando e troppo poco agendo su queste tematiche.

Ma tutto è partito da Seattle prima e Genova poi.

Allora proprio perchè tanto si è detto e scritto, oggi voglio lasciar la parola a chi è stato a Genova in quei giorni.

Persone comuni e rappresentanti politici TESTIMONI di quell'esperienza unica e mai più ripetuta nella storia che è stato il G8 di GENOVA.

Oggi facciamo una chiacchierata con Italo di Sabato.

20 Luglio 2023

Secondo giorno.

Seconda intervista.


Siamo alla vigilia del G8. Mi piacerebbe percorressimo assieme quei momenti, quei giorni.

Rispondendo di getto, di petto, seguendo i ricordi e le immagini che salgono alla memoria.

Come un viaggio a ritroso.

1.

Raccontami il tuo spaccato di vita in quel periodo pre-G8 e il tuo background politico-socio- culturale, introduciti a chi non ti conosce.

Ero consigliere e segretario regionale di Rifondazione Comunista in Molise. Negli anni 80

avevo militato in Democrazia Proletaria e poi nei movimenti sociali e antagonisti. A metà

anni 90 ho aderito a Rifondazione Comunista

2.

Come sei giunto all’idea di partecipare a quelle giornate di mobilitazione e protesta?

E’ stato un lungo lavoro di preparazione. In Molise cominciammo a mobilitarci più di un

anno prima, con una serie di incontri sul territorio

3.

Raccontami il viaggio per giungere a Genova.

Come ti sentivi? Come hai raggiunto la città?

Che vibrazione c’era?

Ero il responsabile del treno speciale che è partito da Termoli il 20 luglio sera. Dal Molise

partimmo in 627 più una ventina di compagne/i che partirono nei giorni precedente. In più ho fatto parte di tutti gli incontri preparatori a livello nazionale del Genova Social Forum.

4. Concentriamoci sui ricordi….

Ecco il giorno del 19 Luglio.

Tutto parte. Cosa ricordi?

Il 19 ero in piazza a Campobasso a raccogliere le ultime adesioni al treno speciale. Avevamo allestito un sit-in permanente contro il G8 in piazza municipio a Campobasso

5. Arriviamo al giorno successivo.

Il 20 luglio.

La giornata calda.

Come l’hai vissuta? E In quali luoghi ?

Il 20 è stato una via vai tra piazza, sede di Rifondazione, questura e direzione fs per la

partenza del treno speciale.

6.

Carlo Giuliani.

L’hai incontrato?

Dov’eri quando hai saputo della notizia del “morto”?

Cosa si diceva l’interno della manifestazione in merito a questo omicidio?

No Carlo Giuliani non l’ho conosciuto. La notizia del suo omicidio l’abbiamo avuto quando

eravamo già in stazione a Termoli pronti per partire per Genova. La notizia della sua morte

ha creato subito paura, allarme e tensione tra noi stavamo partendo. Mi arrivarono

tantissime telefonati sia tra i nostri compagni che erano a Genova sia dei dirigenti nazionali di Rifondazione che mi raccomandarono di tenere il gruppo unito

7.

Il giorno successivo, il 21 luglio.

Che giornata è stata?

C’era incredulità, paura o prevaleva la rabbia?

IL 21 luglio siamo arrivati intorno alle 8,30 alla stazione di Quarto a Genova. Faceva molto

caldo e ci siamo subito incamminati verso il concentramento del corteo. Intorno alle 11 il

corteo in viale Kennedy fu spaccato in due dalle cariche di polizia, carabinieri e guardia di

finanza. Cariche violente. Ognuno cercava rifugio dove meglio poteva. Cariche che durarono per più di 5 ore. Il gruppo di noi molisani era ormai spaccato, lungo la strada incontrai molti impauriti. Verso le 19 riuscì a raggiungere la stazione di Brignole da dove dovevamo ripartire, e piano a piano abbiamo ricomposto il gruppo dei molisani. Alcuni avevano subito violente cariche e con l’aiuto dei sanitari che erano in loco gli abbiamo prestato soccorso.

8.

Diaz e Bolzano, cosa hai vissuto di quello spaccato di violenza estrema?

Già in quei giorni si diffuse la notizia delle due macellerie oppure è esploso solo

mediaticamente nei giorni successivi?E tu personalmente hai subito episodi di violenza?

Della Diaz e Bolzaneto siamo venuti a conoscenza quando già eravamo rientrati in Molise.

Io per fortuna ho subito solo qualche manganellata

9.

Abbiamo parlato dell’andata.

Ora per favore raccontami il viaggio di ritorno a Genova.

Come ti sentivi? Che sensazioni ti portavi dentro?

Tutti al rientro eravamo pieni di rabbia, convinti anche che l’apparato politico-mediatico

avrebbe stravolto la verità e la realtà dei fatti accaduti nelle strade di Genova. Il 23 eravamo più di mille persone in piazza Prefettura a Campobasso per denunciare la macelleria messicana. Fu un pomeriggio commovente e emozionante. I più in imbarazzo erano Questore e Prefetto che vennero sommersi dai fischi.

10.

Quale eredità ti ha lasciato Genova personalmente?

La tua ideologia è cambiata? Ti sei ammorbidito/a?

Il 2001 può essere indicato come l’anno della svolta. Nell’arco di pochi mesi, con Genova

come baricentro, abbiamo avuto le violenze contro i manifestanti al vertice sulla

“democrazia elettronica” a Napoli (marzo) e l’emergenza terrorismo esplosa dopo gli

attentati alle Torri gemelle e al Pentagono negli Stati Uniti (settembre). Si sono

improvvisamente saldati due diversi obiettivi. Il primo era di fare terreno bruciato attorno a un movimento globale in grande espansione, quasi sconosciuto alle forze politiche

tradizionali, e che poteva fare di Genova il suo definitivo trampolino di lancio. Il secondo

obiettivo sommava l’esigenza di rispondere agli attacchi terroristici alla volontà di “blindare” i sistemi democratici europei attorno alla leadership economica e militare degli Stati Uniti.

Lo “scenario di guerra” a Genova 2001 è stato studiato dai diversi soggetti istituzionali

dell’intelligence internazionale con largo anticipo ed era stato affinato sul campo dei diversi appuntamenti del movimento altermondialista che avevano preceduto le giornate del luglio 2001.(Seattle, Quebec, Praga, Nizza, Napoli, Goteborg).Le disposizioni date ai precedenti governi di centrosinistra presieduti da D’Alema e Amato, solo in parte modificate da quello di centrodestra entrato in carica nell’aprile 2001, provenivano infatti da quell’intelligence internazionale che in Italia aveva in Gianni De Gennaro il suo attore principale. La preparazione del G8 genovese è stata accompagnata da un escalation allarmistica, grazie alla complicità dei media, allo scopo di accentuare l’ansia soprattutto l’ansia sui giovani agenti che in alcune strutture e durante l’addestramento sono stati incitati ad accumulare sempre più odio verso i noglobal accusati di prepararsi a massacrarli e a distruggere la città.

Il “dopo Genova”, a ben vedere, è stato coerente sia sul piano politico sia su quello

giudiziario. L’obiettivo non era, e non è, quello di liquidare la democrazia per instaurare un

regime di polizia, ma di accentuare i controlli, rafforzare gli strumenti di repressione,

circoscrivere l’area del dissenso e soprattutto disinnescarne le capacità di persuasione. Sotto questo profilo la missione è in larga parte compiuta. Il movimento non dopo qualche anno non ha auto più la forza del2001. Si è riusciti a propagare l’idea che sia portatore di violenza e privo di un serio progetto, e soprattutto sono progressivamente scomparse dal dibattito pubblico, quello che si svolge sui maggiori media, le sue domande e le sue ragioni, per quanto sembrino anno dopo anno sempre più pertinenti.

La scelta della repressione, la silenziosa militarizzazione delle forze dell’ordine,

l’affermazione della loro sostanziale intoccabilità si sono poi rivelate perfettamente

funzionali alle esigenze delle democrazie neoautoritarie che viviamo oggi.

11.

Cosa pensi della situazione economica, politica e sociale, alla luce delle battaglie del

movimento no global di allora?

A Genova abbiamo provato a dirlo che: questa globalizzazione avrebbe provocato solo

disastri. Ma tutti i governi hanno fatto spallucce e sono rimasti dalla parte dell’ordine e della

legge anche quando hanno indossato i panni del boia. A distanza di ventidue anni

dovrebbero riflettere: noi abbiamo provato a dirlo che si stava globalizzando lo

sfruttamento e non i diritti. Che si stava allargando la forbice fra ricchi e poveri anche in

occidente, e che fra quei poveri sarebbe stata scatenata ad arte una guerra.

12.

Ci sono oggi movimenti in grado di mobilitare masse dallo stesso incipit rivoluzionario di

quello no global di 20 anni fa?

In questi anni abbiamo combattuto in Italia un’altra battaglia, una battaglia di verità e di

giustizia, dopo le violazioni dei diritti umani compiute nel 2001. Ne siamo usciti con alcune

sconfitte (il mancato processo per l’omicidio di Carlo, le condanne pesantissime inflitte a un

pugno di manifestanti, usati come capro espiatorio) e abbiamo ottenuto anche dei successi,

con la ricostru­zione di verità incontrovertibili su quanto avvenuto alla Diaz e a Bolzaneto e

sentenze di condanna, sia pure mitigate dalla prescrizione, che non hanno precedenti nella

nostra storia giudiziaria. Eppure anche su questo fronte è in corso la rivincita di un sistema

repressivo sganciato ormai da qualunque controllo democratico e strettamente connesso al

potere esecutivo. È quindi in corso un’offensiva che somma la ferocia del capitale finanziario

a norme e prassi da democrazia autoritaria mentre si gioca una partita decisiva per il futuro

del continente. Le ragioni che ci portarono a Genova sono ora più che mai attuali. Genova

2001 portò novità dirompenti anche nel modo di fare politica, d’essere attivi nella società.

Imparammo in quei giorni a ragionare in termini globali, a lavorare con spirito di

cooperazione, a prendere decisioni cercando di allargare il consenso, a favorire la

partecipazione dal basso. Questa lezione di metodo è il tesoro più prezioso di cui ancora

disponiamo, ed è da questo tesoro che dovremmo attingere nel guardare al domani, in una

fase storica pervasa da un senso di sconfitta che rischia d’essere paralizzante.

La prepotenza istituzionale, al limite dell’eversione, che caratterizzò le giornate del luglio

2001 è ormai consegnata alla storia, sotto forma di sentenze della magistratura. Se una

nuova convincente idea di sinistra non si è ancora affermata nella società e negli ambiti

istituzionali, è anche perché in questi anni, nei vari tentativi messi in campo, si è caduti nelle antiche logiche del personalismo, delle forme verticali di organizzazione, soffocando di fatto la creatività diffusa e la voglia stessa di partecipare. E non si è investito abbastanza, a mio avviso, nella concreta elaborazione di un credibile progetto politico di “conversione” dell’economia, in grado di dare risposte alle urgenze del momento. Forse, dovremmo ripensare Genova guardando a quello che succede oggi in Francia, imparando la lezione di questi anni, sperando di poter dire con serietà, senza velleitarismi che anche qui in Italia e possibile ricostruire convergenze fra le molteplici ragioni delle singole resistenze. E’ possibile la convergenza nel reclamare il definanziamento delle polizie e l’azzeramento delle spese militari, ma anche la destinazione di risorse alle politiche sociali contro precarietà e supersfruttamento.


Grazie Italo per averci raccontato ato la tua esperienza diretta.


Sempre bello condividere e conoscere.

f.

bottom of page